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Sostenibilità: la mia verità

Si, la verità. Nient’altro che la verità. Perlomeno la mia, ovvio.

2006_Sustainability_Conf_logo

L’idea mi venne in mente lo scorso gennaio, quando alle prese con la presentazione per il mio intervento al TEDxBocconi, ho dovuto ripercorrere a ritroso più di 3 lunghi anni. Al TED, avrei dovuto parlare delle mie esperienze professionali in relazione con la sostenibilità, partendo dal progetto di ECOFFEE. Chi ha parlato in pubblico, senza essere un oratore e chi ha domestichezza con le presentazioni in Power Point, sa benissimo quanto sia difficile riassumere e racchiudere più di 3 anni di esperienze in 15 minuti e 15 slides a disposizione. Se poi, come detto nel post relativo, oltre all’emozione, ci si mette anche l’influenza …

Comunque, l’idea maturata nel tempo, è quella di scrivere per benino le mie esperienze, i progetti, le persone e le aziende incontrate e tutto quello che mi è accaduto nel bene e nel male, fino a questi giorni. In poche parole, esplicitare al massimo il mio intervento al TED, raccontando aneddoti e dettagli. Si, come detto, nel bene e nel male.

Perchè? Perchè la sostenibilità, quella vera, non è quella che si pensa o quella che si legge sui giornali o su internet. Non è quella che vi propinano le aziende dagli slogan tutti “green oriented” o i manager dai titoli inventati e posticci. Probabilmente non sarà nemmeno quella che vi racconterò io. Starà a voi giudicare, ma vi assicuro che scoprirete cose interessanti.

Quindi? Se avrete pazienza e voglia di leggere il mio punto di vista, prossimamente pubblicherò “svariati capitoli” sulle mie esperienze personali e la sostenibilità. Spero di riuscire ad essere abbastanza costante, perchè fino a febbraio ho già l’agenda abbastanza fitta di impegni importanti e viaggi all’estero e soprattutto, spero vi interessi.

Un ultima premessa: il mio blog è impostato sia per l’italiano che per l’inglese, a seconda di cosa voglio pubblicare e del pubblico a cui mi rivolgo. I post sulla sostenibilità saranno in italiano. Capirete da soli il perchè.

Buona lettura.

“How to make everyday a sustainable one”

TEDxBocconiU – ReThink: ReInvent the world around you!

2013-02-23 11.19.21First of all, I wish to thank all TEDxBocconiU team for the great event organised and in particular a BIG thanks to Ivana Istochka and Eraldo Cavalli.

I have been one of the 14 selected speakers of TEDxBocconiU and had the pleasure to connect with very interesting and inspiring people from all over the world.

That day I was very sick with temperature and a big cold; even the adrenaline was soft due the very bad feeling. What a bad luck. Invited to that special and prestigious stage and not be able to be at 100%. Trust me, I couldn’t slept the night before. Nightmares.

It was February and Milano was freezing while expecting the snow but thanks to the good marketing actions, lot of people came to the event.

In my speech I’ve tried to summarize three years of activities related to sustainability: the ECOFFEE project, couple of case histories on my daily business, the Progetto ParCO2 project and the Eco Mindful Message Attached t-shirts project. It has been very hard to squeeze everything in about 15 minutes.

Hope you will enjoy the video and the speech in terms of contents and the related meaning. 

And some nice photos.

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La sostenibilità in pratica (nel Franchising)

Intervista pubblicata su AZ Franchising di maggio 2013.

Ringrazio i colleghi di AZ Franchising, Media partner di Iref Italia, per la gentile e sempre professionale collaborazione.

la sostenibilità in pratica

Non predere il treno del “green”

Articolo pubblicato “in AZ Franchising di gennaio 2013″. Si ringraziano AZ Franchising e il Dott. Mirco Comparini per la collaborazione.

Il Franchising, come modello di business, è spesso associato a grandi marchi di catene multinazionali con prodotti industriali, quindi standardizzati, e con relativa assenza di legame e valorizzazione dei prodotti artigianali.

Ma qualcosa sta cambiando anche perché il gradimento del consumatore finale verso i prodotti “green” sta aumentando notevolmente.

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Prendiamo in esame il settore della ristorazione.

Sempre più persone consumano pasti fuori casa (trend in aumento in Italia rispetto all’inversione europea) con la conseguenza che la ristorazione continua a essere un settore produttivo in costante espansione con necessità, da un lato, di promuovere e assicurare la somministrazione di cibi sani e di buona qualità, dall’altro, di un sempre maggiore utilizzo di prodotti d’origine controllata, certificati e, dove possibile, di prodotti biologici al fine di non impattare sull’ambiente e sulla salute delle persone. In Italia, come soprattutto all’estero, stanno nascendo progetti di caffetterie e bistrot eco-friendly. Formule retail diverse dalle classiche, dove l’esperienza percepita dal cliente è sicuramente più positiva e meno “commerciale”. Si tratta di una nuova sfida per la ristorazione: lo sviluppo sostenibile in una gestione di eco-efficienza al motto di “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”. Prendere consapevolezza del fatto che esiste una forte correlazione tra cibo, ambiente e salute può portarci a riprogettare il modello gestionale della ristorazione in ottica “green”. Un fenomeno che vede l’affermarsi di un consumatore più consapevole e più attento alla qualità non solo degli alimenti. Tale fattore è da una parte strettamente legato all’investimento sul capitale umano e sul livello di istruzione, dall’altra al verificarsi negli ultimi venti anni, non solo nel nostro Paese, di una serie di scandali alimentari (“vino al metanolo”, BSE meglio cono-sciuta come “mucca pazza”, “pollo alla diossina”, ecc.) che hanno avuto come conseguenza una maggiore attenzione del consumatore ai rischi alimentari, lo hanno reso più attento alle diverse forme di informazione e di etichettatura degli alimenti. Il tutto combinato a una sempre più crescente “coscienza ecologica”.

1Già attiva nel campo della zootecnia, la normativa prevista dal Regolamento CE n.178/2002 per la tracciabilità dei prodotti sarà nei prossimi anni un punto importante anche per la ristorazione (movimentazione, stoccaggio e trasformazione degli alimenti nel punto vendita, ecc…). Gestire la tracciabilità completa, può essere difficoltoso anche se oggi nuovi software permettono un’estrema automazione per essere in regola con il regolamento. È possibile così acquisire il carico di materie prime manualmente o grazie ai barcode, assegnare un codice di lotto, gestire il magazzino e scaricarlo in automatico, seguendo le produzioni della giornata. Un buon sistema di tracciabilità, oltre che ad ottemperare alle normative comunitarie, permette un controllo totale della propria attività produttiva azzerando quasi completamente gli errori dovuti a merce non utilizzata o acquisti sovra-dimensionati.

Anche le catene e le reti di franchising del settore food sono ben consapevoli che non possono e non potranno esimersi da tali passaggi e da tempo molti marchi a notorietà internazionale si sono attivati in tal senso, ognuno con iniziative diverse. Infatti, proprio per il loro sviluppo e la loro crescita, in termini di tempo e spazio, le catene possono risultare alquanto “impattanti” su tutto il settore green. Tralasciando di descrivere nel dettaglio in che cosa consiste un locale ecofriendly e di analizzare tutte le “buone pratiche” che deve rispettare per essere definito tale, diciamo soltanto che gli impatti ambientali nel settore della ristorazione sono molteplici: dai consumi energetici a quelli idrici, dal trasporto degli alimenti, al consumo dei prodotti, siano essi per la pulizia, per la
promozione, ma anche per la stessa somministrazione pasti. Inoltre, non è possibile non citare, infine, la produzione
dei rifiuti. In sintesi, questi i punti principali affrontati da chi si è già messo all’opera: riduzione delle emissioni
di CO2, approvvigionamenti da forniture e filiere sostenibili, riduzione dei consumi, riduzione e corretta gestione dei rifiuti, utilizzo di attrezzature ecocompatibili e certificate, utilizzo di arredi realizzati con materiali e prodotti certificati.

3Ma che cosa significa tutto questo quando si è al punto zero, ovvero quando si inizia a pensare o, meglio, a progettare un locale di ristorazione? L’approccio è completamente diverso, così come è diverso il know how specifico mentre l’esperienza può aiutare, soprattutto per sfatare il falso mito che sostenibile è sinonimo di costoso.

Inoltre, la direttiva sull’eco-design nota come EuP (Energy using products) ha istituito un quadro per la progettazione ecocompatibile di un negozio, come il recupero, il ciclo di vita del prodotto, il loro futuro smaltimento o recupero. Le varie iniziative delle catene non sono un fenomeno da sottovalutare, in quanto, così facendo, oltre a rinnovare il proprio know how rispetto alla formula originale, potranno rappresentare un esempio per il settore, cambiandone in meglio l’atteggiamento, le procedure, i servizi e naturalmente i prodotti a vantaggio della collettività. Infine, ma non meno importante, lo sviluppo di una catena in franchising di un concept basato sui principi della sostenibilità aiuterà la stessa a diffondersi maggiormente e più rapidamente.

DESITA ed ECOFFEE sconfiggono la buracrazia

L’Italia è un paese per vecchi. Spesso si ha l’impressione che le parole innovazione e cambiamento siano state eliminate dal dizionario. Tra le tante armi di cui si servono per stroncare sul nascere un processo di trasformazione, la più indisponente è sicuramente la burocrazia, un meccanismo complicatissimo che circuisce, illude e alla fine nega, bruciando idee, progetti, speranze. Ma per fortuna, non sempre.

Nel 2011, durante una campagna marketing di reverse graffiti realizzata dagli amici di GreenGraffiti Italia,  abbiamo ricevuto una serie di multe dal Comune di Rimini per pubblicità non autorizzata e imbrattamento. Prima della campagna si era più volte cercato di contattare i responsabili dei settori Pubblicità e Occupazione Suolo Pubblico del Comune, per capire come pagare eventuali imposte pubblicitarie. La risposta ufficiale del Comune si può riassumere in tre frasi: non è in nessun regolamento, non è pubblicità, non c’è nessuna occupazione del suolo pubblico.
Una risposta non esaustiva ma forti del fatto che un mese prima l’Assessore all’Urbanistica aveva dato il suo nulla osta per un’altra campagna simile, si è giustamente pensato che non ci sarebbero stati problemi.

Abbiamo chiesto consigli a persone vicine all’amministrazione pubblica e ci siamo rivolti ad un avvocato, per rispondere alle accuse: la questione è andata avanti oltre un anno (la sentenza definitiva è stata depositata a settembre 2012) ma alla fine per ambo i procedimenti è stata dichiarata la mancanza di illecito.

Grazie a questo processo, che probabilmente doveva essere un passaggio burocratico obbligato (per l’amministazione), gli amici di GreenGraffiti hanno ottenuto la possibilità di lavorare in totale trasparenza non soltanto sul Comune di Rimini, ma anche su alcuni comuni vicini, come Santarcangelo di Romagna, Cesena e Riccione.

Precisione nell’esporre i nostri dirirtti e tanta pazienza, ci hanno permesso di fare una cosa che raramente riesce: cambiare le regole del gioco.

Stai calmo, beviti un caffè! Per favore!

I ritmi della vita odierna si fanno sempre più frenetici, il tempo a disposizione sembra sempre meno. Siamo di corsa.

Il modo di vivere la nostra quotidianità è cambiato, tant’è che un gesto semplice, come quello di bere un caffè, per molti è diventato: “la pausa alla macchinetta”. Ma pensate di essere Luca e Paolo su Camera cafè?

Purtroppo stanno proliferando i locali dediti ai distributori automatici. Nulla in contrario se, posizionati o utilizzati in circostanze “d’emergenza” o in azienda, ma se diventano l’alternativa al bar allora qualcosa non va. Infatti molte persone consumano caffè e derivati dalle macchinette automatiche anche in presenza di bar nelle vicinanze.

Forse sarò un italiano “vecchia maniera”, uno che si emoziona solo a sentire il profumo del caffè appena fatto, uno che cerca di “leggere diversamente” il disegno fatto dal barista sul cappucciono fumante, con tutto il rispetto del “latte art”, uno che se deve incontrare un amico gli da appuntamento al bar e non davanti ad una macchinetta; ma trovo questa tendenza poco affascinante e per nulla rispettosa di una tradizione italiana invidiata nel mondo.

Il mio timore, è che questa tendenza in aumento sia dovuta al fatto che sempre più persone disconoscono il prodotto caffè e quanto ne gravita attorno. I consumatori sono bombardati da offerte più o meno valide e fanno fatica ad aggiornarsi; i “baristi”, sono spesso persone volenterose ma gettate dietro il bancone senza nessun tipo di formazione, con il rischio di passare per cafoni. Ma sapete quanto vi costa la formazione che non fate? Molto di più di quanto scuole professionali, e ce ne sono diverse, potrebbero chiedervi.

Infine, se condividete quanto ho scritto sopra, la prossima volta che andate al bar, ricordatevi di chiedere un caffè, o meglio un espresso, aggiungendo semplicemente: per favore. Vedrete, sarà più buono.

Gelato. Done by the wind!

In Scotland, the ice cream that does not pollute is an example of how it can be exploited as a source of renewable energy such as wind. In Westertown farm in Aberdeenshire, the ice cream is produced by three wind turbines that can produce about 2.5 MW.

30% of renewable energy is used to power the farm and the rest is sold to Good Energy the leading company in the UK for renewable energy.

In addition to this, the company run by the family Makies produces 10 million liters of ice cream per year sustainable and aim to be one of the greenest business in Britain.

Although the choice of sources and the consequent reduction in CO2 emission, is his strong point, the choices environmental family Makies not seem to end here: many trees have been planted around the farm to encourage the repopulation of wild animals, also the biological waste in the production of ice cream are reused to fertilize the fields where it grows fodder that the cows they say they eat happy. 

What do you think of this “new attitude”? Is green business a real best practice? Well, I personally think, and ECOFFEE is the prove, that the world must change and even a small gesture like having a coffee or an ice cream, could help the cause.

In Italy we love gelato and we have Sigep, the most famous gelato Exhibition in the world. Should we think to improve this important approach and mentality starting from mass event to share the eco-conscious way of life and business?

What do you think my Sigep’s friends?

 

Kitchen nano garden

I never thought of buying a Hyundai!

Trust me, if this beautiful concept will be soon available, I will be the first out of the store and I guess, the first of a long queue. 

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I can already think about the same concept applied also to our business. Whatever will be an hotel, a restaurant or just a coffee shop, this could be a very revolutionary equipment that could solve lots of environmental and economic problems.

That’s for sure: I will surely add it to the ECOFFEE equipment list.

This cool concept could be the best way to sensibilities the people about sustainability and responsibility, especially young generation, enabling you to add a real vegetable garden to your apartment kitchen or coffee shop, without too much of trouble!

There’s anybody of Hyundai management reading this post? Please contact me, thanks!

ECOFFEE produce le magliette per il Meeting di Rimini

Sono contento di annunciarvi che la linea di magliette eco-friendly di ECOFFEE di DESITA, con i suoi     eco-mindful message attached (di cui l’acronimo è riferito ad Emma, mia figlia), è stata scelta come partner da un cliente speciale: il Meeting di Rimini.

In occasione della prossima edizione del Meeting, che si terrà dal 19 al 25 agosto, ed in riferimento all’Area della Sostenibilità, denominata “Meeting Hearth“, abbiamo prodotto le Polo ufficiali per lo staff.

Le Polo, di color bianco, sono di cotone piquet organico al 100%, certificate OE100, realizzate stampando direttamente con inchiostri a base acqua.  I colori ad acqua presentano un’ ottima morbidezza sul tessuto e sono ideali per creare effetti di stampa più tenui e meno appariscenti. Gli inchiostri a base acqua hanno finitura opaca, quasi come se il colore avesse tinto il tessuto a differenza degli inchiostri plastisol che hanno finitura più lucida e superficie più plasticosa, del tutto impermeabile e non fanno traspirare il sudore. Inoltre il plastisol non asciuga in fase di stampa e quindi necessita assolutamente di una sorgente di calore a 150°C per polimerizzare, a differenza degli inchiostri ad acqua che possono asciugare a temperatura ambiente.

Come potete vedere, il logo è stato posto in corrispondenza del cuore, mentre la scritta staff, sulla schiena. Vi Piacciono? 

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Vi ricordo che sarò presente sull’Area Meeting Hearth, con lo stand DESITA, sia come espositore, sia come co-ideatore assieme a Serint, della stessa Area e del “Progetto ParCO2“.