Category Archives: food retail

Follow the three cyrcles

I am currently working on a new challenging project, at DESITA, merging some of the latest food trends.

Food Retail scenario is changing and we are surfing the big wave.

After months passed studying the market and the food products related to this awsome project, I came across to the following article.

You will not read about the project (next time) or about something trendy but you should read it to understand yourself, if you wish to live in a better way:

“The universe really is amazing. There are cycles in everything in the universe. There are cycles in weather, the seasons, the economy, wars, moon, sun, animal populations, geological formations, sea, physics, clocks and a million others I don’t have room to mention.
But did you know that your body also has a cycle?
And I am not talking about the obvious, nor am I talking just to the ladies here. This information is important for Everyone, so listen up! If you are not familiar with body cycles yet, so much is about to make sense…
Your body runs on 3 eight-hour cycles per day. Formally referred to as the Circadian Rhythms, and known for thousands of years via Ayurvedic teachings, to me understanding and applying these body clock principles has been the reason behind enjoying easy digestion, keeping my weight from fluctuating, never experiencing fatigue and maximizing my metabolism.

These are the cycles:

4AM-12PM Elimination
12PM-8PM Appropriation
8PM-4AM Assimilation

During the hours between 4AM and 12PM, your body is in the Elimination Cycle. It never stops to work on your digestion and you can still eat or drink or whatever at this time, but understanding that this is the period most important for cleansing and releasing toxins (‘Eliminating’), we can make the right food choices if we are going to eat. It is best to stick to liquids and most hydrating living foods, as we let our body shed the toxins (think how you wake up tired, sweaty, headachie and with bad breath- all are signs of detox symptoms).

So if you do choose to eat during this period, it is important to go for anything that will require minimal digestion and supFreshiiGreenport this cleansing cycle, such as fresh fruit or green juices.

This is why you often hear experts refer to breakfast as ‘the most important meal of the day’, exactly so you can make a careful choice on what’s light on digestion, not so you can eat the most gigantic feast. You are breaking the fast (break-fast), so do it right or proper elimination won’t get a chance.

“The elimination cycle is without question your greatest ally in the preservation of health and prevention of disease”; “If a blood test was to be taken every hour for 24 hours, it would show that the bloodstream is most heavily burdened with the by-products of metabolism during the hours between 4am-12noon, indicating the stepped up elimination cycle, because it is the blood that carries waste material to the four channels of elimination: bowels, bladder, lungs, and skin”- Harvey & Marilyn Diamond, Fit for Life

During the hours between 12PM and 8PM, your body is in the Appropriation Cycle. During this period, we are most awake, active, present and therefore efficient at digesting, metabolizing and burning through the majority of our heavily concentrated foods. This is why the majority of meals (lunch, dinner and snacks) also occur during this cycle. The most important thing to do during this period however IS NOT to be dictated by the clock or so called ‘norms’ of mealtime, when we are too starving to care what we have for lunch and tend to shove so much food down ourselves too quickly, that by the time the body registers what happened, it is too late and we overeat, get bloated and ‘too tired’ to digest. The most important thing to do then IS to eat only when hungry and in smaller portions, so you give your body plenty of breaks and chances to break down through the food with the least required effort, so it reserves the energy for everything else you need doing, not merely wasting it on digesting your meals.

During the hours between 8PM and 4AM, your body is in the Assimilation Cycle. This is the time you are most likely to be relaxed or sleeping. This period is when all the ‘assimilating’ or absorbing of nutrients and minerals from your food occurs and gets transported to your organs, bones and cells via the blood. It is when all the rebuilding, renewing and healing takes place. It makes sense to eat dinner early, so that the foods you eat are digested and out of the stomach in preparation for this phase. As all the goodness gets drawn from the food for you to strengthen, the remains get ready for Elimination, the start of the next cycle all over again.

Freshii-WarriorBowl

Try this for yourself and be mindful of these three cycles for 10 days. Once you learn to pay attention to them, it will become second nature and your body will reap the bounty of benefits.

I wish to thank Tanya Alekseeva for the above great article!

Caffè nero bollente

Il mio recente articolo – “espresso : “giornate” = Italia : business” – ha ricevuto una particolare attenzione dagli operatori del settore e canale Ho.Re.Ca.

La condivisione e successiva visibilità dovuta ai social network ha portato l’articolo ad essere letto e commentato off-line da molte persone che, ringrazio pubblicamente, mi hanno scritto. Tutti sono d’accordo con il mio pensiero ed alcuni hanno volutamente illustrato il loro punto di vista.

Daniele, che ama definirsi “l’ultimo dei romantici” in riferimento al suo lavoro da Barista (la maiuscola non è un errore ma la volontà di dare risalto ad una professione difficile e dignitosa), pensa che si stia perdendo il vero senso del “mestiere”. Scrive: “essere un Barista non è solamente una questione di tecnica”. Verissimo, per fare il Barista servono anche anima e corpo, perchè per stare anche 10 ore in piedi dietro ad un bancone a contatto con la clientela più disparata, servono doti e capacità, anche intellettuali, non indifferenti. Poi certo, dipende dal contesto.

Infatti non basta registrarsi ad un evento come la “giornata dell’espresso italiano” per far del proprio bar un locale di qualità.

“Ma dove è finita l’umiltà?” chiede Daniele. “Per operare professionalmente ci vuole umiltà e vocazione, non arroganza e saccenza. Non si diventa Baristi dopo 15 minuti di contest o solamente perchè si sono comprate delle costose coffee stations. Il vero Barista è quello che non spreca, è quello che usa anche il porta filtro da uno. Noi siamo la prima ed in certi giorni anche l’unica faccia amica per molti dei nostri clienti, i quali sono gli unici veri protagonisti del nostro locale”. Ricorda Daniele che negli anni 90, fece il suo primo corso da Barman dal Sig. Cinelli, il classico Barman d’albergo vecchio stile che parlava ben 7 lingue e leggeva 3/4 quotidiani al giorno per avere una visione completa e non di parte di quello che accadeva nel mondo, per poter affrontare qualsiasi tipo di conversazione. Daniele cita il Sig. Cinelli: “Per imparare a fare un cocktail ci vuole poco, per imparare ad essere un Barman ci vuole una vita”.

Verissimo, il mestiere dell’ospitalità si impara strada facendo, con dedizione supportata da continui aggiornamenti e tanta pratica. 

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Alcuni, mi hanno scritto risollevando la questione del “patentino” o comunque di un certificato o come volete chiamarlo, che permetta solo a chi ha seguito almeno un corso ad operare dietro un bancone. Come accade all’estero. Magari ne parleremo prossimamente.

Infine, come richiesto nel mio precedente articolo, vi informo che non ho ancora ricevuto risposta dal Dott. Zecchini, presidente dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano a cui ho inviato anche una email di conoscenza dell’articolo. Vi terrò informati.

Vi lascio con l’invito a leggere “Il flop della 1° giornata europea del gelato artigianale. Le considerazioni di una ex” (Brava Alessia!) e ne approfitto per augurare a tutti una felice e serena Pasqua!

espresso : “giornate” = Italia : business

No, non è un’equazione! Comunque la mettiate.

Cosa significa? Presto detto, ma prima una giusta e breve premessa, ovvero: “il prossimo 12 aprile, si “torna” a celebrare l’Espresso Italiano Day, la giornata dedicata al nostro caffè”. Così recita il comunicato stampa pubblicato dall’Ansa che riprende la notizia dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano.

Analizziamo assieme la news: la prima cosa che mi salta all’occhio è che si “torna” a festeggiare, quindi vuol dire che si è già festeggiato almeno una volta, ovvero, si è già fatto esperienza. Ma allora perchè si ripetono gli errori? La seconda cosa che noto è la confusione tra lingua italiana ed inglese. Se si vuole festeggiare un prodotto ed una tipicità italiana, perchè questa “giornata” deve diventare “day”? Perchè dedicarla al nostro “caffè”, che non è nostro, infatti non lo coltiviamo ma lo trasformiamo solamente; e perchè quindi chiamarlo caffè, quando si chiama espresso?!?!

d9bd77f9181e907cf4a1947ef829eeceMi domando: se si festeggia l’espresso, bevanda realizzata dal o con il caffè (chi ne sa di più mi corregga pure), perchè si continuano a confondere i due termini? Perchè in Italia, patria dell’espresso, continuiamo a chiamarlo caffè?

Ma avete notato la foto pubblicata dall’Ansa? Nulla da dire a loro, non sono del mestiere, ma se fossi dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano o un barista professionista, mi indignerei. Secondo voi quello è un espresso? A me sembra più che alla barista gli si sia addormentato il braccio o forse è colpa del fotografo che ha chiesto tempo per mettere a fuoco? Mah!

Povero espresso!

Torniamo alla non equazione. Cosa vuol dire? Significa che mentre in Italia si perde tempo a far le “giornate” – vedi anche la giornata europea del gelato – all’estero si pensa a fare business.

Traduco: noi creativi italiani, ci perdiamo in chiacchiere e progetti macchinosi senza fine e senza esser capaci di fare rete (che sia Franchising o semplice ATI), mentre all’estero si concretizza molto e subito. Se l’esperienza insegna, ci hanno già sottratto l’identificazione del caffè (vedi Starbucks e grazie a illy per quanto fa), la pizza (vedi Pizza Hut, a breve anche in Italia), la pasta (vedi Vapiano, La Tagliatella, ecc) e probabilmente a breve anche il gelato, visto che le uniche vere “reti” italiane si sviluppano solamente all’estero e chi sta approcciando il settore lo fa più per disperazione (leggi disoccupazione) che per vocazione o vero spirito imprenditoriale.

Una recente ed accesissima discussione su facebook, con amici e colleghi professionisti del settore, proprio su questo tema, mi ha fatto ribollire il sangue verso il pressapochismo italiano nei confronti di noi stessi. Ci si preoccupa delle giornate, di fare un prodotto DOP piuttosto che DOC ma quando c’è da sviluppare un business, esempio un progetto di Franchising, che tutelerebbe a priori molto di più, ci si perde in “giornate” fine a se stesse, cavilli burocratici, organizzativi, di invidia verso gli altri ed in domande fuori luogo come quelle dei torrefattori, che davanti ad un progetto imprenditoriale per lo sviluppo di una rete di caffetterie, ancora si domandano: “ma quanti chili di caffè vendiamo?”. Forse, più che le giornate per diffondere la cultura del caffè o di altri prodotti presso i consumatori finali, bisognerebbe fare più formazione imprenditoriale, soprattutto in ottica di internazionalizzazione.

Vorrei infine chiedere al Dott. Zecchini, presidente dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano cosa intende, parlando di espresso, quando afferma che: “la cultura italiana del caffé è basata sulle differenze regionali”. Ma l’espresso non è uno solo, unico ed inimitabile? Le differenze regionali non si riferiscono forse a declinazioni della stessa bevanda che viene miscelata con altre, per lo più alcooliche? Non è forse vero che anche Lavazza ha realizzato delle “ricette regionali” ispirandosi a cinque tipicità italiane? Ovvero 5 declinazioni regionali dell’espresso?! E poi, qual’è il criterio con cui un esercizio pubblico di dovrebbe o potrebbe  registrarsi per aderire a questa iniziativa? Chi controlla la qualità dell’espresso servito?

15 days of travels and food around the world

Last 12th of February, with a colleague of mine, I went to Ljubljana to meet some potential clients willing to develop a new food concept project. It was snowing and as soon as we entered in Slovenia, the panorama changed. slovenia0

Beautiful. Striking.

We arrived at the perfect time to make the check-in at the hotel and to have some free time to enjoy Ljubljana downtown. Have you been there? You should, its beautiful! Again the time was perfect to have an aperitif. We went to one of the most beautiful wine bar I ever seen, the Movia. The atmosphere you can brief there is totally brought from the vineyards. We had Movia Cabernet Sauvignon. Outstanding ! Dinner at River House.

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On the 14th, I flew to Madrid to meet an architectural and engineering group for Retail and Food & Beverages projects. Their great services are complementary with those of DESITA, therefore we met to find a mutual benefit business collaboration agreement. We succeed! Later on, we went to visit some of their projects. Dinner at La Tagliatella an impressive franchising concept.

Presentazione standard1

Last week I was in Dubai to attend to Gulfood. I was there together with FCSI EAME colleagues to guard the booth at the exhibition. We have been successful. Foodservice Consultants Society International (FCSI) is the premier association promoting professionalism in foodservice and hospitality consulting. With over 1300 members in over 46 countries, FCSI members offer a wide range of consulting services including concept development, feasibility studies, food safety, design, marketing, operations and training. FCSI is changing a lot in its structure, philosophy and mission and we are all proud of this huge effort made by the Board of Directors. The website is brand new like the “foodservice consultant” magazine that provides authoritative insight, opinion and intelligence to help foodservice professionals keep in touch with the tings that matter.

It was nice to meet with clients, colleagues and old friends.

Dubai-Burj-KhalifaFor an important meeting I went to the Armani Hotel at Burj Khalifa, the tallest building in the world. It was my second time there after its opening and to meet with my guest, I went to the coffee shop in the lobby. Time was nice so we decided to share an Italian bottle of wine. With all my surprise, the young waiter served us the ordered white wine with apparent difficulty and … the white wine wasn’t cold and not even fresh. Unbelievable.

We pointed out the regrettable inconvenience and the waiter brought us immediately a new bottle … with the same warm temperature. We had to call the waiter back and ask at least for an ice bucket and wait for a more pleasant wine temperature.

The fact is that I paid that bottle like 70 Euro and I didn’t receive any good service. It’s a shame as we were in THE Location. Now I probably understand why the f&b manager didn’t reply to my emails last year when I had my dinner at Mediterraneo. Beautiful atmosphere but very normal food. I think Armani Hotel has a lack in training human resources. Mr. Giorgio, please do something!

While I was in Dubai, I’ve been invited from a Sheikh friend of mine to attend the Peru Food Festival at Madinat Jumeirah’s Souk Amphitheater. What a surprise the Peruvian food. It’s just great! And it’s considered on the the next food trend worldwide.

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So hurry up my friends, let’s organize a trip to Peru and all its wonders. Ready?

Well, I can’t write about everything happened because 15 days are quite long and things are many. I hope you enjoyed these few facts.

Traveling and sharing time with great people while having good food. Yes, that’s life!

A Pop-up revival in retail marketing – n°2

0a12719a9afee4890dd8842682a896cdThe pop-up phenomenon dates back 2004, when fashion brand Comme des Garcons opened a guerrilla store in Berlin, followed by a long list of known brands, such as ony Ericksson, Levi’s, Breil, Uniqlo or the most recent ones of Apple, Nokia, and Adidas Originals. (full article here)

Other interesting articles have been published last year such as: Oliva e Marino – The pop-up store of Pavesi, Barilla and H&M in the quicksand – A very short pop-up story.

Pop-up are still interesting as marketing tool?

Are they a sustainable business?

What is the difference between a pop-up store and a “movable structure” like a small truck selling food?

Can we still consider it a new trend?

What can be done next?

Well, you kind opinion is very much appreciate because I think that within the general economic crisis, we need to find a new way to engage with consumers and to be able to drive investment beyond the life span of the pop-up store. So, any idea?

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Have you ever had lunch with gelato?

Yes, I do!

I like it very much and most of the times I use to eat it instead of having a complete lunch. It’s my favorite cold fast food. 35

I have already written something about gelato, especially if related to sustainability or social responsibility.  Today I wish to bring you with me through a path to discover the gelato world and something interesting around it. Are you ready?

Next Saturday, Sigep will start for its 34° edition with a very busy events agenda, while whiting 14 halls and about 850 exhibitors, you can learn about the companies news and the sector trends. Of course, gelato tasting will be included. Yes, because living a five days exhibition makes you very tired and thirsty due to lots of talks so, what is better than a refreshment with a delicious gelato? What’s your favorite flavors? I go for classic nocciola and pistacchio.

This year Sigep will host ABtech, the world of baking and the Franchising area of Iref Italia the European Franchise & Partnership Network Organisation. Two events that will surely boost the entire exhibition, because visitors can now find really everything from row materials to equipment, from furniture to ready concept for all the sectors: gelato, pastry, chocolate, coffee, bakery, confectionery, bread, pizza & pasta.

Well, I will be attending Sigep for five days as I will be busy in the Franchising area of Iref Italia as I am the National Coordinator but as far as I will have many clients visiting the show, I will surely have the time to look around and enjoy a big gelato.

Please do note forget to come on Monday afternoon because we have organised a seminar with great speaker as the Senior Consultant of Subway International BV, the Franchising Senior Manager of McDonald´s Italia and the Environmental Manager of McDonald´s Italia; The title of the seminar is: Franchise networks and Sustainability: the experience of the big brands. Network development experience, and focus on sustainability. Interesting isn’t it?

We are still all a bit child, so what’s life without gelato?

Non predere il treno del “green”

Articolo pubblicato “in AZ Franchising di gennaio 2013″. Si ringraziano AZ Franchising e il Dott. Mirco Comparini per la collaborazione.

Il Franchising, come modello di business, è spesso associato a grandi marchi di catene multinazionali con prodotti industriali, quindi standardizzati, e con relativa assenza di legame e valorizzazione dei prodotti artigianali.

Ma qualcosa sta cambiando anche perché il gradimento del consumatore finale verso i prodotti “green” sta aumentando notevolmente.

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Prendiamo in esame il settore della ristorazione.

Sempre più persone consumano pasti fuori casa (trend in aumento in Italia rispetto all’inversione europea) con la conseguenza che la ristorazione continua a essere un settore produttivo in costante espansione con necessità, da un lato, di promuovere e assicurare la somministrazione di cibi sani e di buona qualità, dall’altro, di un sempre maggiore utilizzo di prodotti d’origine controllata, certificati e, dove possibile, di prodotti biologici al fine di non impattare sull’ambiente e sulla salute delle persone. In Italia, come soprattutto all’estero, stanno nascendo progetti di caffetterie e bistrot eco-friendly. Formule retail diverse dalle classiche, dove l’esperienza percepita dal cliente è sicuramente più positiva e meno “commerciale”. Si tratta di una nuova sfida per la ristorazione: lo sviluppo sostenibile in una gestione di eco-efficienza al motto di “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”. Prendere consapevolezza del fatto che esiste una forte correlazione tra cibo, ambiente e salute può portarci a riprogettare il modello gestionale della ristorazione in ottica “green”. Un fenomeno che vede l’affermarsi di un consumatore più consapevole e più attento alla qualità non solo degli alimenti. Tale fattore è da una parte strettamente legato all’investimento sul capitale umano e sul livello di istruzione, dall’altra al verificarsi negli ultimi venti anni, non solo nel nostro Paese, di una serie di scandali alimentari (“vino al metanolo”, BSE meglio cono-sciuta come “mucca pazza”, “pollo alla diossina”, ecc.) che hanno avuto come conseguenza una maggiore attenzione del consumatore ai rischi alimentari, lo hanno reso più attento alle diverse forme di informazione e di etichettatura degli alimenti. Il tutto combinato a una sempre più crescente “coscienza ecologica”.

1Già attiva nel campo della zootecnia, la normativa prevista dal Regolamento CE n.178/2002 per la tracciabilità dei prodotti sarà nei prossimi anni un punto importante anche per la ristorazione (movimentazione, stoccaggio e trasformazione degli alimenti nel punto vendita, ecc…). Gestire la tracciabilità completa, può essere difficoltoso anche se oggi nuovi software permettono un’estrema automazione per essere in regola con il regolamento. È possibile così acquisire il carico di materie prime manualmente o grazie ai barcode, assegnare un codice di lotto, gestire il magazzino e scaricarlo in automatico, seguendo le produzioni della giornata. Un buon sistema di tracciabilità, oltre che ad ottemperare alle normative comunitarie, permette un controllo totale della propria attività produttiva azzerando quasi completamente gli errori dovuti a merce non utilizzata o acquisti sovra-dimensionati.

Anche le catene e le reti di franchising del settore food sono ben consapevoli che non possono e non potranno esimersi da tali passaggi e da tempo molti marchi a notorietà internazionale si sono attivati in tal senso, ognuno con iniziative diverse. Infatti, proprio per il loro sviluppo e la loro crescita, in termini di tempo e spazio, le catene possono risultare alquanto “impattanti” su tutto il settore green. Tralasciando di descrivere nel dettaglio in che cosa consiste un locale ecofriendly e di analizzare tutte le “buone pratiche” che deve rispettare per essere definito tale, diciamo soltanto che gli impatti ambientali nel settore della ristorazione sono molteplici: dai consumi energetici a quelli idrici, dal trasporto degli alimenti, al consumo dei prodotti, siano essi per la pulizia, per la
promozione, ma anche per la stessa somministrazione pasti. Inoltre, non è possibile non citare, infine, la produzione
dei rifiuti. In sintesi, questi i punti principali affrontati da chi si è già messo all’opera: riduzione delle emissioni
di CO2, approvvigionamenti da forniture e filiere sostenibili, riduzione dei consumi, riduzione e corretta gestione dei rifiuti, utilizzo di attrezzature ecocompatibili e certificate, utilizzo di arredi realizzati con materiali e prodotti certificati.

3Ma che cosa significa tutto questo quando si è al punto zero, ovvero quando si inizia a pensare o, meglio, a progettare un locale di ristorazione? L’approccio è completamente diverso, così come è diverso il know how specifico mentre l’esperienza può aiutare, soprattutto per sfatare il falso mito che sostenibile è sinonimo di costoso.

Inoltre, la direttiva sull’eco-design nota come EuP (Energy using products) ha istituito un quadro per la progettazione ecocompatibile di un negozio, come il recupero, il ciclo di vita del prodotto, il loro futuro smaltimento o recupero. Le varie iniziative delle catene non sono un fenomeno da sottovalutare, in quanto, così facendo, oltre a rinnovare il proprio know how rispetto alla formula originale, potranno rappresentare un esempio per il settore, cambiandone in meglio l’atteggiamento, le procedure, i servizi e naturalmente i prodotti a vantaggio della collettività. Infine, ma non meno importante, lo sviluppo di una catena in franchising di un concept basato sui principi della sostenibilità aiuterà la stessa a diffondersi maggiormente e più rapidamente.

Stai calmo, beviti un caffè! Per favore!

I ritmi della vita odierna si fanno sempre più frenetici, il tempo a disposizione sembra sempre meno. Siamo di corsa.

Il modo di vivere la nostra quotidianità è cambiato, tant’è che un gesto semplice, come quello di bere un caffè, per molti è diventato: “la pausa alla macchinetta”. Ma pensate di essere Luca e Paolo su Camera cafè?

Purtroppo stanno proliferando i locali dediti ai distributori automatici. Nulla in contrario se, posizionati o utilizzati in circostanze “d’emergenza” o in azienda, ma se diventano l’alternativa al bar allora qualcosa non va. Infatti molte persone consumano caffè e derivati dalle macchinette automatiche anche in presenza di bar nelle vicinanze.

Forse sarò un italiano “vecchia maniera”, uno che si emoziona solo a sentire il profumo del caffè appena fatto, uno che cerca di “leggere diversamente” il disegno fatto dal barista sul cappucciono fumante, con tutto il rispetto del “latte art”, uno che se deve incontrare un amico gli da appuntamento al bar e non davanti ad una macchinetta; ma trovo questa tendenza poco affascinante e per nulla rispettosa di una tradizione italiana invidiata nel mondo.

Il mio timore, è che questa tendenza in aumento sia dovuta al fatto che sempre più persone disconoscono il prodotto caffè e quanto ne gravita attorno. I consumatori sono bombardati da offerte più o meno valide e fanno fatica ad aggiornarsi; i “baristi”, sono spesso persone volenterose ma gettate dietro il bancone senza nessun tipo di formazione, con il rischio di passare per cafoni. Ma sapete quanto vi costa la formazione che non fate? Molto di più di quanto scuole professionali, e ce ne sono diverse, potrebbero chiedervi.

Infine, se condividete quanto ho scritto sopra, la prossima volta che andate al bar, ricordatevi di chiedere un caffè, o meglio un espresso, aggiungendo semplicemente: per favore. Vedrete, sarà più buono.

Barista, lei è proprio un cafone!

Il 29 agosto scorso mi sono recato all’aeroporto di Bologna, per partire alla volta di Catania e quindi raggiungere Messina. Un importante incontro di lavoro mi stava aspettando.

Visto che il mio volo era previsto subito dopo l’ora di pranzo, mi sono avvicinato al bar Bollicine, quello situato proprio frontalmente alla salita delle scale mobili, zona partenze ovviamente. Dopo aver aspettato il barista che doveva monitorare il passaggio delle turiste e dopo essere riuscito a fare lo scontrino per: panino, bibita e caffè, mi sono spostato al lato della cassa per poter consumare il mio “pasto” in tranquillità.

Ecco l’assurdo manifestarsi improvvisamente: dopo aver provato a masticare il panino, impresa ardua dato la sua consistenza – avete presente il pane scongelato e riproposto probabilmente dopo alcuni giorni? – mi sono rivolto al barista dicendo educatamente: “mi scusi, ma questo pane è immangiabile”. Di tutta risposta il barista mi ha lanciato un sguardo di insufficenza, come se il pane fosse cattivo per colpa mia, e dopo aver allargato le braccia come se fosse passato li per caso, se ne è andato dall’altra parte.

Per il nervoso, pur di non aver a che fare con quel cafone, non ho neanche chiesto il caffè. Naturalmente il panino è finito nel bidone.

Andando verso l’imbarco, mi sono detto: quest’episodio è da condividere ed ho incominciato a scrivere col cellulare su Twitter: “Il barista del Bollicine e’ veramente un cafone!!!” Stavo per inviare, quando la provvidenza mi ha portato davanti un cartello dell’aeroporto che invitava i passeggeri a comunicare attraverso Twitter, questo l’indirizzo: @BLQairport

Letto, aggiunto, fatto!

Al mio arrivo a Catania, mi sono piacevolmente trovato la risposta: “@norman_cescut Ci dispiace per l’accaduto, lo segnaliamo subito affinchè non si ripeta più”. Il tutto visibile nella mia Timeline di Twitter.

I famosi “complain form” presenti all’estero, non hanno mai funzionato in Italia, ma finalmente adesso c’è la possibilità di comunicare in diretta con chi d’interesse.

Ora, non ho la certezza che abbiano preso veri provvedimenti, anzi invito l’aeroporto di Bologna a comunicarmelo, ma certo è che comportamenti del genere non possono e non devono passare inosservati.

Aggiungo solo una cosa: saper fare un caffè o allungare un panino al di là del bancone, non significa essere baristi, professione nobile e altamente qualificata ma non è solo colpa del barista ma anche del gestore che non fornisce la formazione adatta o se lo fa, non monitora l’operato.

Fino a prova contraria, mai più al bar Bollicine!

Say it with an espresso!

We’ve seen numerous ways to add personalized messages to products ranging from chocolate bars to cookies to cans of soup, but recently we came across one that has an interesting new twist.

Created by Seattle cloud texting company Zipwhip, Textspresso is an espresso machine that can not only send and receive text messages, but can also print those messages on coffee foam using edible ink.

To create the Textspresso device, Zipwhip installed a Jura Impressa Xs90 espresso machine with SMS and printing capabilities using an Android app, servo motors, an Arduino microcontroller and a retrofitted Canon printer. Users can text their order to the device, which will then brew their coffee and keep it hot on a warming plate until they pick it up. Perhaps most interesting of all, though, is that the machine can use edible ink to print text on the coffee’s foam, opening the door to a world of personalization possibilities. For example, the machine can be used to text the last digits of a customer’s phone number, enabling them to easily identify their coffee when they go to pick it up. The video below explains the premise in more detail:

Zipwhip actually created its Textspresso machine as a way to showcase its cloud texting service, and it has no plans to produce more of them, it says. The code and plans for making the device are open source, however, and available to anyone seeking to make their own. Tech-minded entrepreneurs and coffee shop owners worldwide: time to build one for yourself?

via Espresso machine can print text messages on coffee foam with edible ink | Springwise.