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Caffè nero bollente

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Il mio recente articolo – “espresso : “giornate” = Italia : business” – ha ricevuto una particolare attenzione dagli operatori del settore e canale Ho.Re.Ca.

La condivisione e successiva visibilità dovuta ai social network ha portato l’articolo ad essere letto e commentato off-line da molte persone che, ringrazio pubblicamente, mi hanno scritto. Tutti sono d’accordo con il mio pensiero ed alcuni hanno volutamente illustrato il loro punto di vista.

Daniele, che ama definirsi “l’ultimo dei romantici” in riferimento al suo lavoro da Barista (la maiuscola non è un errore ma la volontà di dare risalto ad una professione difficile e dignitosa), pensa che si stia perdendo il vero senso del “mestiere”. Scrive: “essere un Barista non è solamente una questione di tecnica”. Verissimo, per fare il Barista servono anche anima e corpo, perchè per stare anche 10 ore in piedi dietro ad un bancone a contatto con la clientela più disparata, servono doti e capacità, anche intellettuali, non indifferenti. Poi certo, dipende dal contesto.

Infatti non basta registrarsi ad un evento come la “giornata dell’espresso italiano” per far del proprio bar un locale di qualità.

“Ma dove è finita l’umiltà?” chiede Daniele. “Per operare professionalmente ci vuole umiltà e vocazione, non arroganza e saccenza. Non si diventa Baristi dopo 15 minuti di contest o solamente perchè si sono comprate delle costose coffee stations. Il vero Barista è quello che non spreca, è quello che usa anche il porta filtro da uno. Noi siamo la prima ed in certi giorni anche l’unica faccia amica per molti dei nostri clienti, i quali sono gli unici veri protagonisti del nostro locale”. Ricorda Daniele che negli anni 90, fece il suo primo corso da Barman dal Sig. Cinelli, il classico Barman d’albergo vecchio stile che parlava ben 7 lingue e leggeva 3/4 quotidiani al giorno per avere una visione completa e non di parte di quello che accadeva nel mondo, per poter affrontare qualsiasi tipo di conversazione. Daniele cita il Sig. Cinelli: “Per imparare a fare un cocktail ci vuole poco, per imparare ad essere un Barman ci vuole una vita”.

Verissimo, il mestiere dell’ospitalità si impara strada facendo, con dedizione supportata da continui aggiornamenti e tanta pratica. 

Presentazione standard1

Alcuni, mi hanno scritto risollevando la questione del “patentino” o comunque di un certificato o come volete chiamarlo, che permetta solo a chi ha seguito almeno un corso ad operare dietro un bancone. Come accade all’estero. Magari ne parleremo prossimamente.

Infine, come richiesto nel mio precedente articolo, vi informo che non ho ancora ricevuto risposta dal Dott. Zecchini, presidente dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano a cui ho inviato anche una email di conoscenza dell’articolo. Vi terrò informati.

Vi lascio con l’invito a leggere “Il flop della 1° giornata europea del gelato artigianale. Le considerazioni di una ex” (Brava Alessia!) e ne approfitto per augurare a tutti una felice e serena Pasqua!

espresso : “giornate” = Italia : business

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No, non è un’equazione! Comunque la mettiate.

Cosa significa? Presto detto, ma prima una giusta e breve premessa, ovvero: “il prossimo 12 aprile, si “torna” a celebrare l’Espresso Italiano Day, la giornata dedicata al nostro caffè”. Così recita il comunicato stampa pubblicato dall’Ansa che riprende la notizia dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano.

Analizziamo assieme la news: la prima cosa che mi salta all’occhio è che si “torna” a festeggiare, quindi vuol dire che si è già festeggiato almeno una volta, ovvero, si è già fatto esperienza. Ma allora perchè si ripetono gli errori? La seconda cosa che noto è la confusione tra lingua italiana ed inglese. Se si vuole festeggiare un prodotto ed una tipicità italiana, perchè questa “giornata” deve diventare “day”? Perchè dedicarla al nostro “caffè”, che non è nostro, infatti non lo coltiviamo ma lo trasformiamo solamente; e perchè quindi chiamarlo caffè, quando si chiama espresso?!?!

d9bd77f9181e907cf4a1947ef829eeceMi domando: se si festeggia l’espresso, bevanda realizzata dal o con il caffè (chi ne sa di più mi corregga pure), perchè si continuano a confondere i due termini? Perchè in Italia, patria dell’espresso, continuiamo a chiamarlo caffè?

Ma avete notato la foto pubblicata dall’Ansa? Nulla da dire a loro, non sono del mestiere, ma se fossi dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano o un barista professionista, mi indignerei. Secondo voi quello è un espresso? A me sembra più che alla barista gli si sia addormentato il braccio o forse è colpa del fotografo che ha chiesto tempo per mettere a fuoco? Mah!

Povero espresso!

Torniamo alla non equazione. Cosa vuol dire? Significa che mentre in Italia si perde tempo a far le “giornate” – vedi anche la giornata europea del gelato – all’estero si pensa a fare business.

Traduco: noi creativi italiani, ci perdiamo in chiacchiere e progetti macchinosi senza fine e senza esser capaci di fare rete (che sia Franchising o semplice ATI), mentre all’estero si concretizza molto e subito. Se l’esperienza insegna, ci hanno già sottratto l’identificazione del caffè (vedi Starbucks e grazie a illy per quanto fa), la pizza (vedi Pizza Hut, a breve anche in Italia), la pasta (vedi Vapiano, La Tagliatella, ecc) e probabilmente a breve anche il gelato, visto che le uniche vere “reti” italiane si sviluppano solamente all’estero e chi sta approcciando il settore lo fa più per disperazione (leggi disoccupazione) che per vocazione o vero spirito imprenditoriale.

Una recente ed accesissima discussione su facebook, con amici e colleghi professionisti del settore, proprio su questo tema, mi ha fatto ribollire il sangue verso il pressapochismo italiano nei confronti di noi stessi. Ci si preoccupa delle giornate, di fare un prodotto DOP piuttosto che DOC ma quando c’è da sviluppare un business, esempio un progetto di Franchising, che tutelerebbe a priori molto di più, ci si perde in “giornate” fine a se stesse, cavilli burocratici, organizzativi, di invidia verso gli altri ed in domande fuori luogo come quelle dei torrefattori, che davanti ad un progetto imprenditoriale per lo sviluppo di una rete di caffetterie, ancora si domandano: “ma quanti chili di caffè vendiamo?”. Forse, più che le giornate per diffondere la cultura del caffè o di altri prodotti presso i consumatori finali, bisognerebbe fare più formazione imprenditoriale, soprattutto in ottica di internazionalizzazione.

Vorrei infine chiedere al Dott. Zecchini, presidente dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano cosa intende, parlando di espresso, quando afferma che: “la cultura italiana del caffé è basata sulle differenze regionali”. Ma l’espresso non è uno solo, unico ed inimitabile? Le differenze regionali non si riferiscono forse a declinazioni della stessa bevanda che viene miscelata con altre, per lo più alcooliche? Non è forse vero che anche Lavazza ha realizzato delle “ricette regionali” ispirandosi a cinque tipicità italiane? Ovvero 5 declinazioni regionali dell’espresso?! E poi, qual’è il criterio con cui un esercizio pubblico di dovrebbe o potrebbe  registrarsi per aderire a questa iniziativa? Chi controlla la qualità dell’espresso servito?

Have you ever had lunch with gelato?

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Yes, I do!

I like it very much and most of the times I use to eat it instead of having a complete lunch. It’s my favorite cold fast food. 35

I have already written something about gelato, especially if related to sustainability or social responsibility.  Today I wish to bring you with me through a path to discover the gelato world and something interesting around it. Are you ready?

Next Saturday, Sigep will start for its 34° edition with a very busy events agenda, while whiting 14 halls and about 850 exhibitors, you can learn about the companies news and the sector trends. Of course, gelato tasting will be included. Yes, because living a five days exhibition makes you very tired and thirsty due to lots of talks so, what is better than a refreshment with a delicious gelato? What’s your favorite flavors? I go for classic nocciola and pistacchio.

This year Sigep will host ABtech, the world of baking and the Franchising area of Iref Italia the European Franchise & Partnership Network Organisation. Two events that will surely boost the entire exhibition, because visitors can now find really everything from row materials to equipment, from furniture to ready concept for all the sectors: gelato, pastry, chocolate, coffee, bakery, confectionery, bread, pizza & pasta.

Well, I will be attending Sigep for five days as I will be busy in the Franchising area of Iref Italia as I am the National Coordinator but as far as I will have many clients visiting the show, I will surely have the time to look around and enjoy a big gelato.

Please do note forget to come on Monday afternoon because we have organised a seminar with great speaker as the Senior Consultant of Subway International BV, the Franchising Senior Manager of McDonald´s Italia and the Environmental Manager of McDonald´s Italia; The title of the seminar is: Franchise networks and Sustainability: the experience of the big brands. Network development experience, and focus on sustainability. Interesting isn’t it?

We are still all a bit child, so what’s life without gelato?

Stai calmo, beviti un caffè! Per favore!

I ritmi della vita odierna si fanno sempre più frenetici, il tempo a disposizione sembra sempre meno. Siamo di corsa.

Il modo di vivere la nostra quotidianità è cambiato, tant’è che un gesto semplice, come quello di bere un caffè, per molti è diventato: “la pausa alla macchinetta”. Ma pensate di essere Luca e Paolo su Camera cafè?

Purtroppo stanno proliferando i locali dediti ai distributori automatici. Nulla in contrario se, posizionati o utilizzati in circostanze “d’emergenza” o in azienda, ma se diventano l’alternativa al bar allora qualcosa non va. Infatti molte persone consumano caffè e derivati dalle macchinette automatiche anche in presenza di bar nelle vicinanze.

Forse sarò un italiano “vecchia maniera”, uno che si emoziona solo a sentire il profumo del caffè appena fatto, uno che cerca di “leggere diversamente” il disegno fatto dal barista sul cappucciono fumante, con tutto il rispetto del “latte art”, uno che se deve incontrare un amico gli da appuntamento al bar e non davanti ad una macchinetta; ma trovo questa tendenza poco affascinante e per nulla rispettosa di una tradizione italiana invidiata nel mondo.

Il mio timore, è che questa tendenza in aumento sia dovuta al fatto che sempre più persone disconoscono il prodotto caffè e quanto ne gravita attorno. I consumatori sono bombardati da offerte più o meno valide e fanno fatica ad aggiornarsi; i “baristi”, sono spesso persone volenterose ma gettate dietro il bancone senza nessun tipo di formazione, con il rischio di passare per cafoni. Ma sapete quanto vi costa la formazione che non fate? Molto di più di quanto scuole professionali, e ce ne sono diverse, potrebbero chiedervi.

Infine, se condividete quanto ho scritto sopra, la prossima volta che andate al bar, ricordatevi di chiedere un caffè, o meglio un espresso, aggiungendo semplicemente: per favore. Vedrete, sarà più buono.

Barista, lei è proprio un cafone!

Il 29 agosto scorso mi sono recato all’aeroporto di Bologna, per partire alla volta di Catania e quindi raggiungere Messina. Un importante incontro di lavoro mi stava aspettando.

Visto che il mio volo era previsto subito dopo l’ora di pranzo, mi sono avvicinato al bar Bollicine, quello situato proprio frontalmente alla salita delle scale mobili, zona partenze ovviamente. Dopo aver aspettato il barista che doveva monitorare il passaggio delle turiste e dopo essere riuscito a fare lo scontrino per: panino, bibita e caffè, mi sono spostato al lato della cassa per poter consumare il mio “pasto” in tranquillità.

Ecco l’assurdo manifestarsi improvvisamente: dopo aver provato a masticare il panino, impresa ardua dato la sua consistenza – avete presente il pane scongelato e riproposto probabilmente dopo alcuni giorni? – mi sono rivolto al barista dicendo educatamente: “mi scusi, ma questo pane è immangiabile”. Di tutta risposta il barista mi ha lanciato un sguardo di insufficenza, come se il pane fosse cattivo per colpa mia, e dopo aver allargato le braccia come se fosse passato li per caso, se ne è andato dall’altra parte.

Per il nervoso, pur di non aver a che fare con quel cafone, non ho neanche chiesto il caffè. Naturalmente il panino è finito nel bidone.

Andando verso l’imbarco, mi sono detto: quest’episodio è da condividere ed ho incominciato a scrivere col cellulare su Twitter: “Il barista del Bollicine e’ veramente un cafone!!!” Stavo per inviare, quando la provvidenza mi ha portato davanti un cartello dell’aeroporto che invitava i passeggeri a comunicare attraverso Twitter, questo l’indirizzo: @BLQairport

Letto, aggiunto, fatto!

Al mio arrivo a Catania, mi sono piacevolmente trovato la risposta: “@norman_cescut Ci dispiace per l’accaduto, lo segnaliamo subito affinchè non si ripeta più”. Il tutto visibile nella mia Timeline di Twitter.

I famosi “complain form” presenti all’estero, non hanno mai funzionato in Italia, ma finalmente adesso c’è la possibilità di comunicare in diretta con chi d’interesse.

Ora, non ho la certezza che abbiano preso veri provvedimenti, anzi invito l’aeroporto di Bologna a comunicarmelo, ma certo è che comportamenti del genere non possono e non devono passare inosservati.

Aggiungo solo una cosa: saper fare un caffè o allungare un panino al di là del bancone, non significa essere baristi, professione nobile e altamente qualificata ma non è solo colpa del barista ma anche del gestore che non fornisce la formazione adatta o se lo fa, non monitora l’operato.

Fino a prova contraria, mai più al bar Bollicine!

A ScenSational discovery allows you smell the aroma right from the packaging

Patent-pending innovation EncapScent, which has been developed by US-based ScentSational Technologies, will enable food and drink companies to add food grade flavours to packaging to convey the brand aroma, the company has claimed.

The coating, which can be added in-line, can be engineered to release an aroma at different stages; when picked up from the shelf, during handling, opening, use or consumption.

The intensity of the activated scent, which is intended as short-term aroma, can also be adjusted based on the client’s preferences, ScentSational Technologies added.

The company is working closely with flavour houses to make custom flavours for individual applications. Food and Drug Administration (FDA)-approved flavours are then applied to the packaging outer-surface and remain dormant until activated by the consumer.

Scented coating

“A scented micro-encapsulated coating (MEC) is applied to the outside of the packaging, after filling or assembly,” ScentSational chief technological officer Steven M. Landau told FoodProductionDaily.com.

“The aroma is protected by a microscopic cell, that when handled ruptures and releases the scent. There are millions of cells on each packaging application so cells can be ruptured and the scent released over and over again.”

“The coating can be applied on the production line. So with beverages we can apply it to the bottle, the cap, the label. It can be applied to any shape on the filling line.”

The development is safe for use with food, beverage and pharmaceutical products. It is not directly exposed to product ingredients and is compliant with food packaging regulations, Landau added.

“For food we are only using FDA approved flavours. These will not interact directly with food. If applied on the outside of packaging, it can improve and enhance aromatically.”

Client ‘wish list’

The innovation, can also be used to enhance the taste of the product during use or consumption, was developed in response to client requests for an inexpensive way to convey product aroma.

“We had our customers coming to us with a wish list. That was the origin of the development,” Landau said.

“We have been asked for many years to develop technology like this. We have tested it and it can even be adapted to ice cream. It’s a real game changer for frozen foods.”

“Until just recently, the sense of smell has been the most neglected sense in brand marketing strategies. Of the five senses, smell is the most powerful in driving consumer preference, conjuring up memories and creating purchase intent. As a result, our customers have been asking for a lost cost technology to deliver aroma from the shelf,” Landau added.

via ‘ScentSational’ packaging coating delivers food or drink aroma.

Green Mountain Aims to Brew Energy with Coffee Waste

Green Mountain Coffee has teamed with the University of North Dakota and bioenergy specialist Wynntryst LLC to convert waste from its coffee processing plant to energy.

Specifically, the coffee company — best known for its single-serve Keurig brewers and coffee pods — is working with the Energy & Environmental Research Center (EERC) at the university, which is leading a project to develop an efficient renewable electricity technology for coffee-processing plants. Wynntryst, LLC, based in South Burlington, Vt., will develop a gasification power system to utilize the waste from a coffee-processing plant to produce energy.

In addition to its Keurig brand, Green Mountain Roasters also distributes many other coffee products to companies around the world, including Starbucks and McDonald’s. Its waste stream includes coffee residues, plastic packaging, paper, cloth or burlap and plastic cups.

“This project is an extension of work performed by the EERC for NASA, which explored the conversion of waste from a space station and future Martian and lunar bases into heat and power,” said Deputy Associate Director for Research Chris Zygarlicke. “This project will similarly utilize a mostly renewable and bio-based waste and convert it into electricity for the coffee industry.”

“The first step of the project is to demonstrate that we can gasify the complex mixture of waste and produce clean synthetic gas, or syngas, by utilizing the EERC’s novel advanced fixed-bed gasifier (AFBG) system on the biomass-residue mixture,” said Project Manager and Research Scientist Nikhil Patel.

The syngas will then either be utilized in an internal combustion engine (or a fuel cell) for efficient production of electricity and heat, or be converted to high-value biofuels or chemicals. The pilot-scale tests will evaluate the quality of syngas that can be produced from the Green Mountain waste.

“Over the years, the EERC has developed and tested numerous small gasifier systems like this on a variety of biomass feedstocks,” Zygarlicke said. “The EERC system has already produced power by gasifying forest residues, railroad tie chips, turkey litter, and other biomass feedstocks and burning the produced syngas in an on-site engine generator. The coffee industry residues will be similarly tested.”

via Green Mountain Aims to Brew Energy with Coffee Waste – Green Retail Decisions.

A more sustainable coffee begins with a more sustainable water use

Coffee is one of the world’s most valuable commodities, and global annual sales reach up to $70bn (£43bn). The small green bean that has its origins in Ethiopia has long been the brew of choice throughout Europe. Across the pond, office workers clutching towering cups of coffee are a routine morning sight throughout the US.

Even in places known for their tea culture, coffee has transformed social life. Coffee requires only two ingredients – ground roasted coffee beans and water – but in the coming years, the latter ingredient will vex companies that source and market the product.

Coffee is both a labour – and resource-intensive crop to grow. The Dutch NGO Water Footprint Network estimates that a standard European cup of coffee or espresso (125 ml) requires 140 litres of water – which is to say that one part of coffee consumes 1100 parts of water. Meanwhile, droughts in Brazil and Colombia, two of the world’s largest coffee producers, could spark price increases that, in the short term, may contribute to profits, but in the long term will force companies to develop programmes that ensure water conservation throughout their supply chains and especially at the source: farms.

Much of coffee’s water footprint results from the beans’ cultivation. To that end, NGOs such as Rainforest Alliance and Fair Trade USA engage farmers across the globe to work together on reforestation projects. While “shade grown” coffee makes for fancy labelling, Rainforest Alliance’s work both preserves the watersheds that provide drinking water while preventing erosion. These programmes provide farmers modest financial returns that encourage them to plant more trees – and reverse the deforestation that resulted in part from the expansion of massive coffee plantations. Companies, like Kraft Foods, with its brands of coffee that includes Kenco, Gevalia, and Maxwell House, have promised to source more sustainable coffee certified by Rainforest Alliance and other third-party certification groups.

Companies that rely on coffee sales to boost their bottom line have responded in kind by becoming engaged at the source. Nestlé UK, for example, funds responsible farming practices in Ethiopia. Coffee farmers in the village of Hama, 310 miles south of Addis Ababa, for years struggled financially and faced declining yields even though the quality of their coffee beans was high. A Nestlé team realised one issue was a wasteful process that separated coffee beans from their pulp. The pulp was a potentially valuable source of compost for the farmers, but instead the farmers discharged it into the local river – where the pulp became a toxin that polluted local water supplies. A pulping machine from South America separated the lucrative bean from the pulp and provided farmers a source of compost, while slashing the ratio of litres of water to kilogram of coffee from 60-1 to 3-1.

Meanwhile, the global giant coffee retailer Starbucks has focused on its water performance within its stores. Three years ago the Seattle-based chain committed to a 25% reduction in water use throughout its stores by 2015. So far the company has reported a decrease in stores’ water consumption by 22%. Much of that decrease has resulted from discontinuing the use of dipper wells, fixtures that constantly stream water to clean utensils and eliminate food residues. That move alone cut Starbucks’ water consumption by about 100 gallons (378 litres) of water per day, per store.

Despite Starbucks’ success, however, companies must work on more efficient coffee sourcing processes throughout their supply chains. Pilot projects like those of Nestlé’s and of Rainforest Alliance’s are templates from which companies can learn if they want their future coffee businesses to not only be sustainable and profitable, but also survive as the global demand for water surges. (Source:Leon Kaye/GuardianUK – Image by © Royalty-Free/Corbis)

Coffee and tea drinking habits in Asia: when culture matters.

Evening drinking habits differ from country to country, and this is very important when creating customer-centric food Retail concepts, as our DESITA and ECOFFEE projects are. In Singapore, for example it’s not unusual to see coffee shops packed at 11pm/12 midnight every night of the week including weekends. This experience is replicated across many countries in the region from India to Malaysia, Vietnam to Indonesia.

The culture of drinking in Asia is not about alcohol it’s about coffee and tea. It’s still about friends but it’s sober conversation as oppose to drunken ones. There are more coffee shops in Singapore than bars. Coffee shops are growing at a faster rate in India than any other form of F&B outlet. This appears to be down to more affluence, a desire to eat and drink out and a predominantly non-drinking culture. Of course there are a mass of bars in Singapore and across Asia but these tend to be filled with expats and Chinese and focused on certain areas and linked to Karaoke.

Religiously Muslims, Hindus and Buddhists – the main religions across the region – actively prescribe non-drinking of alcohol to their followers. Singaporean’s are just not brought up to get drunk in the way their English and American counterpart’s inparticular are. This in turn leads to a more civilized society, there are no drink related injuries for hospitals to deal with and society to pay for. There is not the violence that happens every weekend in most towns in the UK, no alcohol means that it just doesn’t happen, it’s just not accepted and not desired.

From a marketing point of view it means that if you want to target these people you have to think in a more sophisticated and creative way. Starbucks may be much maligned but they, Costa and other Western brands are growing in Asia at a rate of knots and along with the monster Asia coffee brands like Gloria Jean’s,Café Coffee Day and Coffee Bean are more effective at reaching many Asians than marketing through bars and alcohol. (Source: BrandRepublic; Picture: 4theloveoffood).

Starbucks Launches 10th Global Responsibility Report

On April 18, 2011 Starbucks Coffee Company has announced the launch of its tenth annual Global Responsibility Report, which outlines fiscal 2010 performance in ethical sourcing, environmental stewardship and community involvement. The interactive report is now available online at www.starbuck.com/2010report

“Our ten years of reporting demonstrates not only commitment to global responsibility, but also to transparency in our business practices,” said Vivek Varma, Starbucks executive vice president of Public Affairs.

The report shows that Starbucks has made significant strides towards the bold goals it set in 2008. In particular, Starbucks exceeded its goals in the following areas:

  • Renewable Energy: Starbucks reached its goal to purchase renewable energy equivalent to half of the electricity used in its North American company-owned stores, by purchasing 58% in 2010; and has been named by the U.S. Environmental Protection Agency as the fourth-largest purchaser of renewable energy in the U.S. The company is raising its sights with a new goal to make 100% of the electricity used in global company-owned stores renewable energy equivalent by 2015.
  • Youth Action Grants: Starbucks exceeded its 2015 community goal to engage 50,000 young people in community activities by engaging more than 53,600 in 2010.

“Starbucks has made significant and meaningful improvements in key areas, and recognizes the need for greater innovation, customer engagement, and policy leadership,” said Ben Packard, Starbucks vice president of Global Responsibility. “We will continue to set new performance standards, reach our ambitious goals and sharpen our focus on areas of greatest impact in communities and the environment.”

In 2010 Starbucks demonstrated progress toward reaching its long term coffee purchasing goals, bringing the company closer to achieving its long-term goal of purchasing 100 percent responsibly grown and ethically traded coffee by 2015.

The company made advances in three key areas:

  • Coffee Purchasing: Increased purchases of coffee sourced under C.A.F.E. Practices from 81% to 84% in 2010.
  • Farmer Support: Provided $14.6 million to organizations that make loans to coffee farmers, nearing its goal of $20 million by 2015.
  • Forest Carbon Programs: Expanded pilots in coffee-growing communities in Chiapas, Mexico and Sumatra, Indonesia through Starbucks partnership with Conservation International to demonstrate how coffee farmers can adapt to and be a solution to addressing climate change while increasing their incomes.

Starbucks also made meaningful improvements in 2010 toward reaching its goals related to renewable energy purchases, recycling, water conservation, and green building. Starbucks is currently on track to reach goals in a number of key areas including:

  • Recyclable Cup Solution: Making progress to develop comprehensive recycling solutions for its paper and plastic cups by 2012 by testing recyclability of cups in a New York pilot.
  • Water Conservation: Reduced water consumption by 21.6% over 2008 levels, nearing the goal 25% reduction.
  • LEED® Certified Stores: Completed pilot phase for the U.S. Green Building Council’s LEED® Volume Certification pilot program. It is the company’s goal to build all new, company-owned stores to achieve LEED® certification beginning in December 2010.

Although much progress has been made, the company still faces challenges in progress against some goals, and is working to achieve them:

  • Community Service: Starbucks partners and customer around the world contributed more than 191,000 hours of community service in 2010. Although this is well short of the company’s 2015 goal of generating one million hours, Starbucks has put new structures in place to improve in 2011, and is dedicating April as a global month of community service in celebration of the company’s 40th anniversary.
  • Front-of-Store Recycling: Starbucks continues to support local market testing and implementation to accelerate future front-of-store recycling.
  • Reusable Cups: Although Starbucks served 6.4 million more beverages in reusable cups in 2010 than 2009, there is a need for considerable innovation and customer engagement to reach the 2015 goal of 25% of beverages made in reusable cups. Starbucks is working to increase awareness by offering a free cup of brewed coffee or tea at participating Starbucks in the U.S. and Canada to customers who bring in a reusable tumbler on Earth Day 2011.
  • Energy Conservation: Starbucks did not achieve its goal to reduce energy consumption by 25% in company-owned stores by 2010. The company is now planning to achieve this goal for 25% energy reduction in 2015. (Source: Businesswire)