Seduto. Stanco. Sincero

Seduto. Il mio posto è il 36G, corridoio ovviamente. Perché? Perché  di decolli, atterraggi e tramonti ne ho visti molti. Da anni ormai, preferisco godermi il viaggio sognando senza farmi aiutare dal finestrino, lasciando la mente vagare. Magari un film, un buon libro o un vicino interessante. E poi, scappasse, non devo chiedere permesso a nessuno.

Ora stiamo ballando causa turbolenza, se notate errori di battitura, sapete il motivo.

Stanco. Perché la giornata è iniziata presto e non appena sono entrato in autostrada ho trovato l’A14 bloccata da rientri last minute, invorniti al volante e un incidente che, da tabellone, indicava un mio ritardo previsto oltre il consentito. Che fare? Rischiare di perdere l’aereo o trovare un’alternativa? Oggi, 31 agosto di 18 anni fa, partivo alla volta di Fano per iniziare ad occuparmi di estero per una grande azienda (volete sapere una bella coincidenza? Il titolare, o meglio il figlio ora in carica, di quell’azienda è seduto poche file “davanti” a me. Capito, no?). Quindi che fare? Alternativa, of course! Non potevo essere da meno che 18 anni fa, no? Via! Uscito a Cesena, direzione Ravenna e poi nel nulla fino a Ferrara dove ho ripreso l’autostrada. Così facendo, ho gabbato: il traffico, l’incidente, tutti gli invorniti al volante in coda per due col resto di pochi, e pure il navigatore. Orario di arrivo al Marco Polo? Puntuale! Ma stanco, appunto.

Sincero. Ho letto il blog di un’amica e così, mi è venuta voglia di scrivere. Tanto che non lo facevo.

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